Avevo 26 anni nel 1972. Già sposata con due bellissime bambine.
Purtroppo avevo pochi soldini, un solo stipendio, l' affitto da pagare, e tante spese da sostenere.
Cercavo lavoro. Andavo a presentare domande un pò dappertutto, ma quando vedevamo le mie figlie, che erano sempre con me, il rifiuto era immediato.
Avevo proprio bisogno di lavorare ed ero veramente disperata, non sapevo come fare.
La mia vicina di casa, una signora di 55 anni, mi diceva sempre: "porti la sua domanda in comune, vedrà che la prendono lei è istruita!"
Figuriamoci, pensavo, in comune prendono proprio me!
Una mattina però mi alzai preparai le bimbe e via a piedi verso il municipio a presentare domande per varie mansioni compresa la bidella. Alla presentazione delle mie domande mi fecero vedere quante prima di me attendevano risposta, ma l' assessore preposto mi propose di partecipare ad un concorso per vigile urbano.
All' epoca le donne vigile ancora non esistevano era una novità. Ma la mia curiosità, l' ottimismo che mi segue sempre, l' andare fuori dagli schemi cosa che faccio spesso, mi fecero iscrivere al bando.
Bene, ora si doveva studiare.
La sfortuna era ancora in agguato: la mia bimba maggiore si ammalò e dovette stare in ospedale parecchio tempo. Non avevo voglia di studiare, i pensieri andavano altrove. Riuscii a fare una preparazione non molto approfondita, forse scarsa.
Venni convocata agli esami che consistevano in un tema sulla pubblica amministrazione e un problema di geometria piana con equazione di primo grado. Le equazioni non le ho mai capite anche perchè per me la matematica è un opinione.
Questo fatto avrebbe dovuto essere un deterrente, ma, non so perchè, mi presentai. La sala del comune era piena di ragazzi. Stavo per intimorirmi, ma un pò per faccia tosta, un pò perchè uno di questi ragazzi simpaticamente mi chiamò a sedermi accanto a lui, mi feci avanti.
Il tema lo svolsi bene.Il problema mi angustiava, ma ricordo benissimo di avere scrollato le spalle e dire: "andiamo, chi non risica non rosica".
Ho risolto il problema con la "divina provvidenza", ed ho avuto l' idoneità a fare il vigile.
Non avevo fatto parola con nessuno di questa mia decisione tranne la mia vicinia che faceva il tifo per me.
Mesi dopo fui convocata per essere assunta.
Quando ho raccontato in casa, ai conoscenti, agli amici la mia decisione, erano tutti contro, anzi per il mio bene mi consigliavano di non fare una cosa del genere, come fosse uno scandalo. Mia madre mi ha inplorato piangendo di desistere.
Ho tenuto botta e me ne sono fregata dei pareri negativi. Così sono stata una delle prime vigilesse in Italia e la mia vita è cambiata sotto tutti i punti di vista.
Per 35 anni ho lavorato in questo settore, con gioia e soddisfazione. Ho visto da vicino la vita movimentata di una città piena di traffico e di gente. Ero anche una bella vigilessa: alta, snella, bionda, occhi chiari, e sempre il sorriso sulle labbra.
Se quel mattino non fossi uscita con decisione ora non potrei godermi la mia pensione e fare ciò che voglio!
Questo post è stato scritto per paretecipare al concorso di Piernicola De Maria "una piccola decisione"
Nessun commento:
Posta un commento