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martedì 23 febbraio 2010

La via Benucci

via Benucci



La via Benucci, detta anche via dl' uspedel, è il luogo che mi ha visto crescere.
Era una strada un pò speciale,  piena di vita con tanti bambini che giocavano fuori sempre, estate ed inverno.
I miei ricordi in proposito sono tanti,  legati soprattutto alle persone che animavano il palcoscenico della stada.


Eravamo tanti bambini, in via Benucci! Un' estate siamo arrivati ad essere in 35!
C' ero io, la Rita Sampaoli, La Rosaria di Banchetto e i suoi fratelli, la Wally e Luciano, la Giannina, la Gigliola, Elena e Maria Balchesini (Elena cuoca dei tre castagni), le sorelle Marani, Maria e Anna coi fratelli, Aurea col suo magico giardino e altri ancora che al momento non ricordo. In estate  arrivavano da fuori come i fratelli Guidi, ma di origine Santagatese. Di loro ricordo bene Giuseppe, sempre sporco di motori perchè stava a bottega da mio babbo meccanico. Giuseppe ho avuto modo di rivederlo varie volte a Bologna.

Facevamo tanti giochi: palla, corda, cu (nascondino),fabbricavamo giocattoli con i sambuchi si spaccava un bastoncino a metà si svuotava della polpa e veniva una barchetta, col fango, con le foglie di pannocchia e tanto ancora. Quando c' era qualche mucchio di sabbia era una lott fra maschi e femmine. I maschi facevano le piste per giocare coi tappi delle bibite, fingendo che fossero automobiline, ma noi, le femmine, guastavamo tutto. Come doventavano cattivi!!!!!
Il gioco della palla era una vera gara. Si giocava cerinoceronte, una filastrocca per far rimbalzare la palla contro il muro,  con giri e piccole acrobazie. Eravamo bravissime noi femmine!!!  Il salto della corda era un' altra abilità in cui eravamo maestre. Però giocare con le bambole è sempre stato il divertimeto preferito. Avevo diverse bambole, altri giochi non mi piacevano, ma fantasticare con le bambole per me era il massimo.
Una grossa attrazione era lo scalino dellla Teresa Borghesi, grande juventina. Il suo scalino, ampio, comodo, era l' ideale per giocare a sassi (cinque sasseti da lanciare uno alla volta e raccogliere quelli a terra). L' ora preferita erano le due del pomeriggio quando la Teresa andava a fare il pisolo. Giocare sotto la finestra per lei era davvero urtante!!! Allora veniva sul balcone con un vaso da pipì pieno d' acqua  la spruzzava sotto, noi pensavamo fosse........

Nelle sere estive, col cielo stellato, via Benucci era magica!
Nella bottega mio babbo  saldava e la luce blu illuminava la starda per pochi attimi ma era sufficiente per avvertire una magia di luce.
Le donne stavano sedute fuori a chiaccherare, i bambini giocavano a "cu" con grida schiamazzi corse, gioia.
Gasperoni affilava la falce fienaia seduto sulla strada e il ticchettio dei sui strumenti dava il ritmo.
Banchetto faceva la mungitura della sera, il latte appena munto era pronto da portare nelle case il mattino dopo.
Col grano maturo arrivavano le lucciole e si accendeva un nuovo incanto. In fondo alla via, dove iniziavano i campi, il brulichio di piccole luci intermittenti diventava uno spettacolo meraviglioso!
Le stelle erano scintillanti, non c' era foschia o smog! Si vedeva la Stella Polare guardando verso San Giovanni a Nord, la via Lattea, le altre stelle vivide sembravano voler cadere su di noi, così come un dono di Dio!
Quanta emozione sento ancora!

D' inverno arrivava la neve! Che gioia!
Non avevamo slittini, bob, sci, per scivolare usavamo cartoni che però si consumavano in fretta. Non usava nemmeno avere dei calzoncini o calzamaglie, quindi quante graffiature sulle cosce!
Si faceva la rotta a mano coi badili, poi si spargeva la cenere della stufa per non scivolare. Le rotte erano strette, ma che gusto camminare sulla neve!!!
Dai cumuli di neve facevamo le grotte scavando coi badili, ma il giorno dopo diventavano pericolose. Quando nevicava era bello girare per le strade incantate, silenziose, ovattate, fatate! Ci si bagnavano le scarpe poi per asciugarle le infilavamo nel forno della stufa. Mi è ance capitato di rinsecchirle!
La notte muggiva il vento, io a letto, la luce sul comodino e un giornaletto da leggere, mi facevano assaporare il calduccio delle coperte calde.  Stavo bene, protetta dalla mia famiglia!

Alla primavera arrivavano le rondini. portavano allegria coi loro gridi. Volavano alte e da via Benucci le vedevamo volteggiare intorno alla rocca, tutto il giorno.
Andavamo a raccogliere le violette al "mungello", un boschetto bellissimo, circoscritto ma pieno di meraviglie. Ci crescevano anche alcuni tipi di orchidee "la scarpetta di venere", primule, mammole, giunchiglie! Il profumo delle giunchiglie è quanto di meglio ci possa essere, è un fiore unico nella sua bellezza, portatore di novità, rinascita. Amo le giunchiglie!
L' arrivo della primavera era annunciato dalla fioritura del mandorlo della Palottina. Dalla mia finestra si vedeva bene e appena fioriva mia mamma mi chiamava con stupore: "E' fiorito il mandorlo, vieni a vedere!!!" Si vedeva una nuvola bianca in mezzo alla campagna ancora brulla ma già palpitante di vita.
Di sera sentivo anche le raganelle dai borri. Il loro gracidio era allegro, piacevole. Nel buio della sera non ti sentivi solo.

Non si deve vivere di ricordi, anzi lo sguardo deve andare avanti. Ma come è piacevole ripensare alla via Benucci, unica e meravigiosa.

lunedì 15 febbraio 2010

personaggi i miei genitori


*

Quante cose mi hanno lasciato i miei genitori Anita e Miro!!!
Sopratutto l' onestà di cui sono molto fiera.
Non mi hanno insegnato ad avere pregiudizi verso gli altri anzi, mi hanno fatto  capire chi era divero da me o da noi.
Loro avevano un buon matrimonio, con tanta complicità.

La Bottega di mio babbo,posta in fondo alla via Benucci ( la via dluspidel), negli anni cunquanta e primi sessanta, era un fulcro per il paese. Veniva tanta gente nell' officina meccanica sia per aggiustare i veicoli che per gingillare in giro e poi raccontare barzellette. Erano forti a raccontare barzellette i miei genitori, tenevano banco  con tanta gente attorno. Nei pomeriggi estivi  giù nella bottega si svolgeva un salotto popolare inneggiante alle risate. Anche in casa venivano tante persone; qui si parlava di altre cose ma le barzellette c' erano sempre. A mio babbo piaceva narrare avvenimenti di paura com fantasmi, cani con occhi rossi e lingua di fuoco, strani individui avvolti da pastrani che vagavano nelle strade di notte. A tali racconti spesso erano presenti i ragazzi della bottega e anche mio zio Livio che voleva bene a Miro. Però costoro erano impressionabili, specialmente Livio che dopo andava dalla morosa che stava a Capannello e, per la paura, faceva tutto di corsa; era giovane e forte, ma correre così!!!

Mi ricordo i tempi di Bartali e Coppi. Noi avevamo la radio e nel periodo del giro d' Italia la casa si riempiva di gente che si sedeva anche sugli scalini che portavano in soffitta. Poi i dabattiti per i due grandi: chi era per Coppi chi per Bartali ma le discussioni erano accese ma rispettose.

Mio babbo aveva la peculiarità di raccogliere gente ubriaca. Non scherzo quando andava a chiudere la bottega spesso vedeva qualcuno barcollante che tentava di andare verso Sa Donato o Maiano, non c' erano mezzi si andava un pò a piedi e un pò camminando, lo portava a casa e cercava di fargli passare la sbornia. Una volta trovò uno caduto su un mucchio di neve a bocca in giù, aveva perso conoscenza, ma Miro lo raccolse lo portò a casa, lo scaldò e lo rimise in piedi per tornare a casa. Gli fu molto grato veramente, purtroppo non so chi sia!
Un' altra volta al lunedi di Pasqua, c' era un tal Remigio, che, ragazzo giovane, aveva bevuto assai. Lo portarono in casa e Remigio nei fumi dell' alcool raccontava le storie della sua morosa cantando a squarciagola. Lo ricordo bene era una comica. Non descrivo cosa è successo nel tentativo di farlo tornare sobrio la casa era un lago di vari liquidi!!!!!!

Il punto di svago, per Miro, era la bottega di Manzi Domenico, Padre della Giovanna. la bottega era un emporio (empirico): c' era l' osteria, i generi alimentari, la verdura e la televisione. Il negozio era sempre un via vai di gente. Qui alla sera giocavano a briscola e mio babbo era bravo e vinceva spesso. Poichè non era un bevitore, con la posta vinta comprava una saponetta oppure il borotalco. Manzi con una cartolina mandata a mia mamma, le disse che quanto prima sarebbe arrivato un camion di talco, così per fare prima anzichè un abusta alla volta. Era una presa alla fortuna o bravitù del mio Mirone.

Miro era molto intelligente e curioso, autodidatta, leggeva sempre di tutto, poteva discutere su qualsiasi argomento, ne sapeva tanta, per fortuna mi ha lasciato la sua curiosità e la voglia di sapere.

Quando andò militare, da richiamato, lo mandarono a Udine assieme a Masini, il padre del dottor Masini. Erano già amici ma nell' occasione lo divennero ancora di più. Il Sig. Masini mi ha raccontato che un giorno i mezzi dell' esercito non partivano, non si mettevano in moto. L' Ufficiale era costernato, ma Masini gli propose di rivolgersi a Vicini Wladimiro, e così fu fatto. Mio babbo fece tappare con degli stracci il tubo di scappamento, poi ordinò di dare gas! Uscì un fumone nero, fitto e puzzolente, ma i camion si misero in moto. In merito a ciò il Colonnello prese in considerazione Miro e il suo amico Masini.



Quando ero piccola, i momenti più belli passati con Loro erano le sere d' inverno, quando fuori era freddo o nevicava oppure soffiava forte il vento. Noi dopo cena, con la compagnia dell' Ida Paci, stavamo tranquilli in casa mio babbo vicino alla stufa. mia mamma alla macchina da cucire e la Ida seduta li vicino. Allora io chiedevo se mi raccontavano le "storie dei tempi antichi". Che bello!!! Cominciava così la cronaca dei tempi di guerra, quando c' erano i tedeschi e le paure che facevano prendere. Poi c' erano gli Inglesi e le truppe di colore con il turbante! Attorno a loro si accendevano storie liete  ma anche drammatiche. Durante la guerra c' era miseria ma spesso mi veniva detto che le persone erano molto solidali e vicine, si aiutavano come potevano anche con quattro risate. 
Che dolci ricordi! Quanta nostalgia!
Purtroppo non ci sono più da tempo. Ma il ricordo che hanno lasciato è buono bello, per me gratificante!!!
Babbone ho voglia di vederti! stammi vicino! Prega per me!
La tua Lucia

* le foto sono della bottega e dalla via Benucci

mercoledì 3 febbraio 2010

personaggi Giannetto


*

Giannetto! Vi ricordate di Giannetto? Sicuramente, come si fa a non ricordarsi di un personaggio così caratteristico com' era Lui? Ma intanto per rinfrescare la memoria parliamone un pò.

Giannetto era un vecchietto estremamente arzillo, due baffetti grigi, capelli grigii striati di nero, piedi piatti e pantofole da "purga", così era Giannetto all' età di oltre 80 anni. Frequentava il bar Luna assiduamente e stava in conversazio con tutti. La sua conversazione era spesso ironica, e la battuta pronta.
Ricordo una persona simpatica, strana, anche eccentrica, che ha vissuto la propria vita secondo i canoni della propria libertà e del vivere su misura di se stessi senza condizionamenti di alcun genere.

Le sue battute, forse ricordate da molte persone, erano stupefacenti:
un giorno un signore gli fece notare che alla sua età era meglio avesse tenuto un comportamento da "persona anziana", ma Lui senza scomporsi rispose: "ma stai scherzando? Guarda io devo ancora crescere, non vedi che mi mancano ancora tutti i denti, sto aspettando che crescano, dopo forse sarò vecchio!"
Un' altra volta, alla risposta di qualcuno che gli chiedeva se tutto andava bene rispose che era nei guai, gli era capitatauna cosa che non sapeva proprio come risolvere. L' interlocutore preoccupato chiese cosa gli fosse accaduto e Lui candidamente rispose: "ho la morosa incinta non so come fare, non mi voglio sposare!" lasciando la persona un attimi interdetta per un attimo e poi riderci su.ù

Un giorno venne a trovare mia mamma, l' Anita, che tutti ricordano. Disperatamente le chiese un favore e le prontamente si mise a sua disposizione. Così la invitò nella sua sala dei lavori  per mostrarle alcune cose. A questo punto però devo fare un inciso, il nostro Giannetto era un artista nella lavorazione del ferro battuto, sbalzava rame costruiva mobili e sapeva fare molte cose e, visto il soggetto ciò lo rendeva estremamente ecclettico. Tornando alla richiesta di aiuto io e mia mamma ci recammo a casa sua. Aveva preparato una saletta tutta pulita con esposte le sue opere; c' erano cose molto belle: una riproduzione su rame della rocca, la stessa ricostruita in scala con del legno, lampadari in ferro battuto con roselline e foglioline fatte a colpi di martello sul ferro incandescente uscito dalla fucina vere opere d' arte che regalo al convento dei Cappuccini. Dopo averci mostrato il piccolo museo espresse la sua perplessità e rivolgendosi a mia madre le mostrò una donna "ignuda" sbalzata su rame e le chiese: "dimmi un pò Anita, io non mi ricordo più tanto bene, secondo te in questo quadro ho messo tutto al suo posto?" Noi scoppiammo a ridere ma Lui imperterrito rispose: "vorrei vedere voi fare un quadro a memoria di qualcosa che non vedete più da oltre trent' anni, io mim sono arrangiato a memoria".
Il quadro era carino, con tutto a posto, ma l' ilarità per la battuta si protrasse a lungo.

Le suore chiuse del nostro convento gli volevano molto bene e Lui si recava spesso da loro (aveva la dispensa per la clausura) dove faceva tanti lavori senza percepire nulla:

Nell' ultimo periodo della sua vita ho potuto apprezzare quanto orgoglio e quanta voglia di vivere avesse. Aveva la cataratta  in entrambi gli occhi, andò a Verona dalla figlia Viviana e si fece operare. Uscito dall' ospedale, con volontà e determinazione scrisse un lettere a mia mamma raccontando l' accaduto, e ringraziando il Signore perchè poteva ancora leggere e scrivere.

Non si mai arreso se non difronte alla vita che un giorno per tutti si deve conclude.

Ciao Giannetto!!!! sei nel web!!!

*L foto è l' officina dove lavoravano Giannetto ed il mio caro babbo Miro che ricordo sempre con tanto tanto affetto!