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martedì 7 settembre 2010

occhio al parcheggiatore

Piazza Stracciari è un parcheggio in centro a Casalecchio molto affollato. 
Era regolamentato dal disco orario, quindi c' era un certo movimento di veicoli e nessun custode.


Mi capitò un giorno di sentirmi chiamare da una signora che chiede:
"Signora, sto cercando il parcheggiatore!"
"Il parcheggiatore non c' è" rispondo;
"forse è già andato via?" la replica;
"no, non esiste alcun parcheggiatore, la piazza è regolata dal disco orario e basta".


La signora mi guarda come se io fossi un' aliena e replica:
"il parcheggiatore c'è, era qui questa mattina e mi ha detto che era del comune, e che avrebbe provveduto a trovarmi un posto per l' auto, una renault 5 di colore rosso."
"non so con chi abbia parlato, ma l' Amministrazione di Casalecchio non annovera nessuno con tali mansioni".


Ancora più stupita la signora mi dice che sicuramente non sono a conoscenza di tutte le cose del Comune e ribadisce:
"il parcheggiatore era qui in mattinata, mi ha detto di essere del comune, gli ho lasciato le chiavi della macchina per metterla al sicuro senza prendere la multa, aveva un berretto in testa, è stato molto gentile, ma ora mi aiuti lei a ritrovarlo par avere la mia renault".


Cosa potevo rispondere a tanta fiducia riposta in un" parcheggiatore strano" che si fa dare le chiavi di un veicolo poi se ne va?   


Poi la signora si è resa conto che..............................

sabato 4 settembre 2010

eos

"Eos, la dea dalle rosse dita". Così gli antichi greci chiamavano l' Aurora!


Con la Ida "Dorazzi" un mattino prestissimo andai a raccogliere i funghi. C' erano altre persone ma io ricordo solo la Ida.


Ci alzammo prima del sorgere del sole e munite di bastoni e scarpe da campagna ci incamminammo verso la macchia. La Ida volle andare su passando dal punto dove scende la frana.


Passo dopo passo salivamo verso il bosco.  Ad un certo punto ci fermammo per respirare un pò e io mi voltai verso il paese: Il cielo era già chiaro ma il sole ancora non si vedeva. Una bruma leggera avvolgeva tutto sfocando leggermente i contorni delle cose e limitando i colori. Sant' Agata sonnecchiava ancora nel silenzio che precede il giorno. Tutto era fermo ma non immobile. Il respiro della vita aleggiava in attesa della frenesia quotidiana. Non sentivo rumori anzi avvertivo un silenzio ristoratore.
Lo sguardo era rivolto ad oriente verso i monti lontani azzurrini come il cielo. Tra i monti ed il cielo c' era una lieve velatura rosa, l' unico colore che emergeva nel panorama quasi indistinto di quel mattino.


Era l' aurora, rosea, presente prima ancora che il sole si affacciasse dai monti, colorava l' orizzonte delicatamente.


Ecco perchè Eos dalle rosee dita! L' Aurora solo per alcuni minuti tinge il cielo, quando ancora, i colori sfocati  potrebbero confonderlo con la terra!!!




L' inizio del giorno è sempre un' emozione nuova per me! non amo i  tramonti, con i colori forti tormentosi, come se non si volessero arrendere alla notte.


Adoro invece la delicatezza del sorgere del sole, quando tutto dorme ancora e puoi sentirti il signore di tutto!

lunedì 30 agosto 2010

il garbuglio

Quando si arriva su un incidente stradale, solitamente, da come sono posizionati i mezzi dopo l' impatto, si capisce, anche se per sommi capi, come ha funzionato la dinamica.


Una volta invece, in via Panoramica, subito all' ingresso del parco della Chiusa,  capitai in un incidente assai aggrovigliato in poco spazio. Erano coinvolte cinque vetture in una stradina larga solo due metri o poco più. Le persone coinvolte si agitavano livide di rabbia e in un angolino un ragazzino spaurito, muto, guardava stordito.


Così cominciammo a chiedere agli astanti cosa fosse successo, ma la rabbia non permetteva loro di spiegarsi bene.


Finalmente dopo un pò si comincia a fare luce sull' avvenimento:
una coppietta, accompagnata dal fratello minore della ragazza, era andata a fare una passeggiata al parco lasciando fuori l' auto alla custodia del ragazzino. Gli avevano lasciato anche le chiavi, tanto non sapeva guidare.


Ma al giovanotto prudevano le mani e prudevano tanto forte che provò ad accendere il motore e poi guidare! Senza la minima cognizione di guida perdette il controllo della macchina e fece una carambola tale da urtare violentemente contro quattro mezzi in sosta regolare su entrambi i lati della strada!!!!!  Chi era presente, era stupito! Come si potevano creare tanti danni con una macchina in circa venti metri quadri!


I fidanzatini erano ancora nel parco. Aspettammo abbastanza prima di vederli arrivare, e quando finalmente uscirono e li vedemmo  constatare il disastro..........................!


Il ragazzino non parlò mai, ma anche i due morosetti avevano poco da dire, si limitarono alle formalità del caso, ma dopo a casa cosa sarà successo al povero pilota curioso?

domenica 22 agosto 2010

missione impossibile

Un mattino di prima estate, con l' aria ancora fresca, mi trovo in ufficio per il consueto lavoro di "front office".

Suona il telefono, in un ufficio di Polizia Municipale il telefono suona continuamente, alzo la cornetta e dico:
"pronto polizia municipale"
"pronto" risponde l' interlocutore "abito in via Garibaldi al numero 23, ha presente? devo fare un reclamo".
Ho sicuramente chiaro il luogo, invito quindi la persona ad esporre il problema.
"davanti casa mia ci sono degli alberi grandi. Su questi nidificano i passerotti." Una pausa poi continua: "Mi danno fastidio gli uccelli quando cantano, specialmente al mattino presto. Iniziano a cinguettare alle cinque,  mi svegliano non ne posso più, dovete fare qualcosa, io devo dormire, dovreste tagliare le piante".
"Mio Dio, ma questo da i numeri!!!!" Penso, " cosa rispondo?"
Cerco di fare comprendere, con molta calma, che le piante sono tutelate e non si toccano. 
Lui imperterrito continua follemente a dire: "Eliminate gli uccelli, sono loro che fanno chiasso!" 
Non è possibile nemmeno eliminare gli animaletti. 
La situazione diventa imbarazzante. A fatica cerco di rabbonire il soggetto, ma è difficile! 
Propongo di chiudere le finestre, ma costui non demorde. 
Cerco di capire il perchè di tale richiesta ma nulla mi viene in mente e lui persiste.
Riesco a calmare un pò la sua veemenza ci salutiamo con nulla di fatto, anche perchè cosa si poteva fare?

Passano alcuni giorni, e nuovamente arriva la telefonata dal signore per il disturbo ornitologico.
Questa volta però vado oltre le apparenze e chiedo  perchè non ama il cinguettio e l' allegria degli uccellini, sono tanto carini e fanno anche compagnia. Inoltre, specifico, è da cattivi volere la loro eliminazione, come pure l' eliminazione degli alberi che sono stati piantati da decenni, fanno ombra e sono un bene per chi abita in zona. Si ammorbidisce e spiega: "Vede signora non sono gli uccelli degli alberi che mi danno fastidio, ma è il mio vicino di casa. Ha due canarini, e li mette fuori al mattino presto. I Canarini richiamano i passeri sui rami che così rispondono. Il mio vicino non rispetta nessuno .........."

Ora capisco, è una lite condominiale! Ora la soluzione si può trovare.

mercoledì 18 agosto 2010

La Talia



Si chiamava Natalia, ma per tutti era la "Talia". Era una zia di mia mamma, quindi, per me, una prozia. Per saperne di più, preciso che era la nonna dell' Elena,  cuoca e proprietaria dei Tre Castagni.


Se ne è andata molti anni fa ma la ricordo ancora.


Era sposata con "Fafein ad Muntiron" dal quale aveva avuto diciassette gravidanze! Non tutte andate a buon fine, ma comunque  un buon numero di figli era sopravissuto. 


Da giovane è stata una bella donna e anche in tarda età i lineamenti indicavano la passata bellezza.


Nata a Cairoc, una frazioncina, anzi una casa, in mezzo ai monti dell' Appennino dove il mio bisnonno, Livio Cinarelli, coltivava un podere e faceva dell' ottimo vino.


Alla Talia piaceva bere qualche sorsetto e assieme alla madre Elisa, andavano in cantina foravano il retro del tino riempivano un bicchierozzo e richiudevano il buco con un piolo. Quando il livello del vino andava sotto il foro, accuratamente tappavano il buco radendo l' asperità del legnetto a livello della botte e facendone uno nuovo più in basso. Successe che il bisnonno doveva vendere il suo prodotto, ma ahime! la botte suonava vuota o quasi!


Ciò che maggiormente me la fa ricordare  non sono le tante gravidanze, o i buchi nella botte, ma la sua innata capacità di recepire la musica.
Era analfabeta. 
Già da bambina ebbe l' opportunità di avere una fisarmonica, quindi quando ascoltava un brano musicale subito dopo lo ripeteva con il suo strumento! Incredibile il suo "orecchio" era straordinario!!!!!!  
Aveva saputo sempre mettere le dita nei tasti giusti con  naturalezza, senza insegnamento, ma guidata da ciò che provava  esprimeva un gran talento con gioia e allegria!!!!!! 


Se avesse visto un pentagramma forse non avrebbe neppure capito che era musica scritta perchè la sua sensibilità proveniva direttamente dal suo essere. 


Che memoria doveva avere! Non conoscendo alcun tipo di scrittura imprimeva tutto in testa. L' intero brano, una volta ascoltato, restava suo per sempre! E non si sbagliava!


Quando si dice una dote innata! Forse  un genio mai scoperto da chi poteva indicarle la via giusta.


Sfruttò questa dote suonando nei veglioni di campagna, per ore seduta, concentrata faceva ballare tutti.  
Molto richiesta  aveva grande successo, e quando si sapeva che ad una festa c' era la Talia , accorreva tanta gente.


"Quante teste vanno a male nelle campagne" diceva in dialetto una signora tanti anni fa! Vero!


Ho un ricordo particolare: seduta su una sedia, la Talia, con vicino un fiaschetto di vino, la fisarminica fissata bene sulle ginocchia, gli occhi socchiusi,  le mani  scorrere sulle tastiere e la musica uscire fluente come una   magia!!!



La Madre

Il mio lavoro non era solo riferito alla polizia stradale, anzi, questa era solo una parte. C'erano tanti e diversi compiti da svolgere come ad esempio le notfiche degli atti, ricerca di informazioni di vario genere, accertamenti su esposti e reclami.


Un giorno all' inizio dell' estate all' incirca nel 1980, mi recavo in via Garibaldi, per motivi di ufficio, in una villa d' epoca dove abitava una signora che conoscevo di vista. 
Suonai il campanello, al tiro dissi: "Polizia Municipale!" "Salga" fu la risposta. Salii una scaletta e arrivata alla porta uscì la signora che mi abbracciò forte cominciando a piangere! 
Cosa stava succedendo! Improvvisamente senza parlare la signora mi abbracciava, piangeva, implorava cosa non so. Un attimo di disorientamento, e subito le chiesi se si sentiva bene. "Si sto bene, ma è da tanto tempo che desideravo abbracciarla e stringerla a me!" disse. 
Ancora non capivo, quindi la invitai a spiegarsi meglio. 
Mi raccontò tra le lacrime di avere perso una figlia all' età di diciassette anni, alta bionda, occhi azzurri e sembrava che io le somigliassi molto. La signora disse che ogni volta che mi vedeva per strada il cuore si stringeva, vedeva in me chi prematuramente l' aveva lasciata!
  
Piangeva e parlava e mi accarezzava il viso, le mani. Voleva sapere che età avevo, giusto come la figlia. Mi chiedeva se avessi studiato e come fosse stata la mia giovinezza. Poi volle sapere se ero sposata, avevo bambini, ma quando raccontai della mia famiglia le lacrime scendevano ancora più copiose: "anche mia figlia avrebbe potuto avere dei figli, un marito, una casa, invece non ha avuto nulla".


Feci fatica a calmarla ma con le parole giuste riuscii ad avere un colloquio più sereno.


Allora seppi che la ragazza dopo un' influenza che non voleva guarire venne ricoverata  ma purtroppo qualcosa non andava bene e non ce la fece. Mi fece vedere dove si era misurata l' altezza poco prima di ammalarsi, 170 cm proprio come me. Vidi le foto, era davvero bella! Anche la stanzetta era rimasta uguale, con le cose di una adolescente degli anni sessanta.


Il lavoro doveva continuare. Ero stata con la signora più di un' ora. Non trovavo la maniera di congedarmi, mi sembrava che andando via le procurassi un nuovo dolore.


Venimmo ad un accordo: ogni volta che ci fossimo viste ci saremmo salutate come una mamma fa con la figlia.


Non vidi più la signora. Seppi poi che non stava  bene.


Una mamma è mamma sempre. L' amore che ha nel cuore non finisce mai. Non tollera la morte di un figlio dopo avergli dato la vita!!!!!!

martedì 3 agosto 2010

la corte di B

Oggi 3 agosto 2010, sono andata allo Shop Ville di Casalecchio ed ho incontrato alcuni vecchi colleghi.


Grande festa rivederci dopo del tempo. C' era anche B, un operaio del comune con grandi baffoni, ormai bianchi, che mi ha accolta con discrezione ed eleganza.


Il Sig. B., tanti anni fa, lavorava all' acquedotto di Casalecchio e noi dell PM, specialmente in estate, andavamo spesso a bere acqua fresca e senza cloro.


Quando arrivavo il Sig. B. salutava, scambiava due parole poi si eclissava, spariva. Lo ritenevo una persona poco educata, e siccome non mi guardava direttamente negli occhi pensavo di essere, per lui, una persona sgradevole.


Passarono molti anni, poi ci ritrovammo a lavorare assieme in via G. Rossa dove era stato trasferito il nostro ufficio. L' acquedotto nel frattempo era stato smantellato e l' acqua veniva da una nuova rete.


Ci si vedeva tutti i giorni con il Sig. B., ma il suo atteggiamento era sempre lo stesso: salutava e poi spariva.
"Che cafone"! Pensavo!


Un giorno però ci trovammo soli davanti alla macchina del caffè, e B. mi offre  un caffè. Resto stupita! che gli piglia!
Poi inizia a parlare, e con candore confessa di essere un mio ammiratore, anzi più che un ammiratore! Lo guardo incredula e dico che non era possibile perchè quando mi vedeva spariva sempre. Ma con molta dolcezza rispondeva: "mi allontanavo perchè guardarti mi faceva star male"!


E pensare che lo ritenevo un grezzo, volgare con quei baffoni, invece aveva tanta dolcezza.

lunedì 26 luglio 2010

La Tosca

La Tosca non è una persona, ma una cagnetta graziosa delicata, con il pelo lungo bianco macchiato di nero.


Apparteneva a Banchetto, il contadino in fondo a via Benucci.


Prima della Tosca, Banchetto aveva un altro cane di nome Barein. 
Barein aveva il pelo rosso corto, e, pensandoci, penso assomigliasse a Pluto dei cartoni animati. 
Doveva essere un giocherellone, vivace e buffo. Si era integrato nella comunità della via ed era amico di tutti. Quando mia mamma, dalla porta di casa chiamava: "Miro ven a magne" Barein dall' aia spiccava una corsa e alla curva della via Cupa arrivava in via Benucci slittando sul selciato.
Fu soppresso, molto probabilmente si era ammalato. Per un pò non lo vidi. Seppi quando venne eliminato! Che dolore vederlo immobile a terra lui che correva e saltava sempre, e che dolore pensare che si potesse sparare volontariamente ad un essere vivente!


Banchetto prese un altro cane, anzi una cagnetta, La Tosca. Dolcissima, elegante, educata, una vera signorina. Banchetto la teneva bene, ma lei faceva spesso tappa in casa mia per un tozzo di pane. Apriva la porta con la maniglia, aspettava di essere invitata, entrava mangiava un tozzo, una zuppa, un pò di latte poi se ne andava.


Fu venduta ad un contadino che stava ai Barberini, o alla Marecchia, oppura vicino a Passananti, non so. Qui la Tosca non stava bene, pativa la fame. Tutte le sere, da novembre a primavera, veniva a farci visita. Neve, pioggia o vento, verso le otto di sera eccola apriva la porta aspettava e solo se chiamata entrava. Mangiava sempre qualcosa, poi si sdraiava sotto la tavola a godere un pò di calduccio. Ristorata si metteva davanti alla porta, usciva faceva "bau bau" per accomiatarsi e tornava alla sua vita da cane in una casa che nulla le dava.


La storia durò alcuni anni, sempre d' inverno la Tosca veniva a trovarci sicura di avere buona accoglienza.


Ci accorgemmo che aspettava dei cuccioli. La pancia cresceva e l' inverno si avvicinava. Era già novembre avanzato che smise di frequentarci. Sicuramente erano nati i piccoli.


Passarono alcune settimane, quando una sera ricomparve! Povera cara Tosca! Allattare i piccoli e non avere sufficiente cibo l' aveva  sfinita. il pelo sporco di fango stava a dire che non aveva neppure  una stalla dove stare con la cucciolata.  
Camminava adagio, e gli occhi languidi cercavano amore. La rifocillamo bene latte caldo pane, anche i vicini, commossi, contribuirono al suo ristoro
Sotto il tavolo ci stette parecchio, Avremmo voluto tenerla con noi,  ma pur sfinita aveva i piccoli così si preparò a tornare via. 
Mio babbo indignato scrisse un biglietto ai padroni dell' animale e lo infilò nel collare dell' animale, bene in vista. Doveva essere pesante ciò che aveva scritto perchè la Tosca non la vedemmo più! La tennero sempre legata alla catena. 


Venni a sapere che aveva cambiato padrone e questo la trattava bene.


Cara e dolce Tosca, mi facevi compagnia e noi ti aspettavamo sempre. Ti volevo bene eri dolce, educata. Dopo che sono nati i cuccioli sei diventata una vera "signora" non più una signorina! Sei un caro ricordo che porto con me e mi commuove!

martedì 13 luglio 2010

a mio babbo

ciao babbo? mi manchi tanto!


ricordi? quando da piccola col ditino indicavo le montagne lontane, azzurrine e dicevo: "il mio babbo è andato fino là" 
il mio piccolo mondo con l' eroe che andava fino alle montagne! 
quando mi coccolavi dopo le sgridate della mamma? mi sentivo al sicuro, c' eri tu!
quando mi mostravi le lettere dell' alfabeto e io poi vedevo le "esse" dappertutto? mi ha dato il seme della curiosità!
quando mi ha portato la "carta che scrive da sola" e io ti ho detto che non scriveva da sola bisognava calcare sopra?
quando di ritorno da casa Peruzzi dicesti che una bambina sapeva fare il gioco della nove carte? ti ho subito mostrato che ero brava anch' io, ho avuto i tuoi elogi!
quando ti chiedevo cinque lire e tu chinavi la spalla, io con la mano nel taschino pescavo dieci lire ed ero felice ma tu lo eri di più?
quando mi mostrasti la stella cometa verso Sano Giovanni? poi mi facesti vedere anche l' aurora boreale e le eclissi? non ne perdevamo una!!! mi spiegavi i fenomeni e mi ha lasciato l' amore della conoscenza!
quando tornavano le rondini sotto il tetto di Banchetto? e tu a raccontare le loro migrazioni fino all' Africa e poi tornare da noi a fare la nidiata! l' amore per la vita
quando nevicava e noi nella nostra casetta al calduccio a raccontare dei tempi antichi? l' amore per la nostra storia!
quando mi portavi in campagna alla trebbiatura? con un fazzolettino in testa vicino a te ero una principessa!
quando con la saldatrice illuminavi tutto di blu? eri il mio mago!
quando festeggiavamo il nostro compleanno? il 20 settembre il giorno dei belli, dicevi, anche la Loren è nata in questa data, ma noi eravamo i più belli di tutti, io e te!


non ho più festeggiato il compleanno, non c'eri! 
la principessa è scesa ad un rango inferiore. Non ha avuto più coccole, nemmeno ha potuto pescare dieci lire anziche cinque. se era brava nessuno lo diceva.



martedì 15 giugno 2010

la frana

Tra Perlini e Bossari c' è la frana che in un certo senso divide il paese: la parte antica e storica dalle nuove costruzioni che si stendono verso San Girolamo e la strada di Passananti. In questo tratto di "terra di nessuno" ogni tanto passa la frana.


La più antica informazione che ho del fenomeno risale al 1530 circa (non conosco la data ma io racconto le mie emozioni e la data non è necessaria).
Si dice che all' epoca un frate cappuccino avesse predetto ai Sant' Agatesi una catastrofe perchè erano molto libertini praticavano il ballo angelico! Per chi no lo sa, i nostri antenati ballavano "IGNUDI" nel magnifico teatro. La predizione del frate si avverò scatenando la frana! Forse il religioso andava spesso alla macchia e aveva visto da dove partiva il disastro e ne fece uso per ammonire i peccatori. Non ho notizie dei danni, qui ci vorrebbe uno storico, io  mi limito solo a dire che il peccato non c' entrava......


Tutto è stato tranquillo fino al 1934.


In quell' anno la frana tornò violenta e fece combinò molti guai. 
Nella zona si erano costruite case, ville che davano lustro al luogo. Anche mio nonno Antonio, pur avendo già nove figli, all' epoca, fece una bella villetta. Dai miei genitori ho sentito parlare dell' abitazione dei Ragazzini, che era un palazzo grande ed imponente. Uno dei Ragazzini era impresario teatrale a livello internazionale e curava sopratutto spettacoli operistici. Si dice fosse stato anche a New York, all' epoca non era facile!
Il palazzo Buffoni era altrettanto splendido. Dobbiamo ricordare che Francesco Buffoni è stato un combattente per l' unità d' Italia ed era garibaldino. Sotto le logge c' è una lapide che lo commemora.  
Altri palazzi e ville facevano bella mostra in area "frana" e questa impietosa e prepotente si è scagliata a riprendersi il proprio spazio travolgendo tutto. Mio babbo mi raccontava che si vedevano le case che, ancora apparentemente intatte, si muovevano come fossero giocattoli che slittano sul ghiaccio. Poi si disintegravano.
Doveva essere uno spettacolo unico anche se drammatico. Non ho mai saputo se il disastro era stato previsto o se invece si è realizzato in poco tempo. Sta di fatto che gli sfollati sono stati messi in abitazioni di fortuna come ad esempio alla rocca. I miei nonni furono mandati proprio alla rocca dove nacque la decima figlia. 
All' epoca c' era il Duce, e nel giro di soli due anni furono costruite case per tutti. Vennero assegnate secondo il numero di componenti la famiglia e non per l' ammontare della perdita. Forse questa fu risarcita con denaro, non so.


Non si è costruito più su quel terreno. Una strada collegava Perlini a Bossari e tutto tornò tranquillo.
Silenziosamente su nel bosco però la Bestia non si era placata e piano piano preparò una bella sorpresa. 
Era la fine degli anni cinquanta primi sessanta quando la terra fradicia di pioggia, fangosa, scivolosa tornò a disturbare i Sant' Agatesi. 
La ricordo bene! 
Era un agosto piovoso e il fango molliccio, viscido, scendeva dalla macchia fin giù in paese sporcando, distruggendo, guastando tutto.  
 Non fece vittime ma fu impressionante. Venne anche la Rai e fece delle riprese. Quando furono trasmesse sembrava un cataclisma da apocalisse, invece, pur con tanta violenza, era molto più contenuto.
Ricordo che andavamo a vedere i progressi del fenomeno tutti i giorni non era piacevole vedere quella poltiglia invadente coprire ogni cosa ma era pur sempre un avvenimento diverso dal quotidiano! In paese non si parlava d' altro! Quando si è ragazzi, con il desiderio del nuovo i tutto è eccitante!


Sono stati fatti molti lavori di bonifica, convogliando l' acqua, impiantando una magnifica pineta. Non si può costruire ma la bonifica, fatta bene ha donato un parco di conifere che danno nuovamente lustro al caro paese!


nelle foto si vede la frana del '34, si vedono le proporzioni del disastro rispetto all' uomo che è mio babbo.

venerdì 28 maggio 2010

L' aria di giugno







Fermarsi ad annusare l' aria di giugno riempie il cuore, l' anima, la mente, tutto! 
Il sole è alto nel cielo e i giorni sono lunghi. La natura si è svegliata  e comincia già a dare i primi frutti. Non è ancora matura ma è già grande! Nei prati il fieno è pronto per essere tagliato e manda i suoi profumi. Quando sarà falciato,  gli aromi saranno intensi. L' odore del fieno appaga e ci dona tutta la sensualità possibile. 
Le nubi raramente offuscano il cielo che è di un azzurro uniforme! 
Di notte i grilli concertano i loro cri cri con allegria. 
Le lucciole fanno chiaro al grano (così si dice) che ha appena messo le spighe. 
Le stelle brillano lontane vivide. 
Grazie buon Dio per averci dato tanta bellezza.


In via Benucci, nel mese di giugno, c' erano dei rituali taciti: dopo pranzo: dalle 13  in poi ci si raccoglieva in fondo alla strada, sotto "l' albero". 
L' albero era vicino alla bottega di mio babbo all' inizio dello stradellino che porta alla casina di Goretti. Non ho mai saputo di che specie fosse, non ne ho mai visti di simili. La sua ampia chioma ombreggiava lo spazio sottostante dando un pò di fresco. Dalla parte opposta invece le marughe (pseudo acacie) mandavano un profumo dolce buono!  
Si cominciava così a radunare gente, la Gina, le Teresa, la Ida "Dorazzi", mia mamma, le ragazzine dell' epoca,  anche Giulianelli, che si trovava a passare, faceva combriccola. Non c' erano le sedie, ci si sedeva in terra. Poi cominciavano le chiacchere. Gli argomenti erano svariati ma tutti con un tratto lento, pacato, quasi sognante. L' aria di giugno, dopo mangiato portava tranquillità. Un momento di riflessione per proseguire la giornata. Che  sogno! Mi piacevano molto quegli attimi dolci, con tante persone assieme che parlavano, scherzavano e vivevano Giugno.


Anche la piazza cambiava i colori, specialmente verso sera dopo il tramonto. Si vedevano sfumature rosate in cielo, l' ultimo saluto del sole. In Chiesa si pregava il Sacro Cuore, poi via alla sera gioiosa quando già era buio. E si iniziava a fare baccano noi ragazzi giovani, con scherzi, canzoni e cretinate. In giugno era facile innamorarsi! A me è successo! E' stato bellissimo! 


Il 24 del mese si festeggia San Giovanni. 
Usavamo, la sera de 23, raccogliere corolle di fiori e metterle in una bacinella lasciata fuori tutta la notte. Dentro una caraffa piena di acqua si versava un chiaro d' uovo. Si dice che il Santo, passando, avrebbe dato la Sua benedizione  ai petali, mentre per il chiaro d' uovo si sarebbe trasformato qualcosa di premonitore: un albero, una nave........ Al mattino, alla sveglia, pronti a lavarsi con l' acqua dei petali e poi guardare la forma nella caraffa. Ogni volta una sorpresa e anche se si formava sempre un bastimento, l' immaginazione volava!


Con una mia cugina, venuta dalla città, una sera catturammo tante, tante  lucciole. Le mettemmo dentro dei barattoli di vetro. Erano talmente tante che la stanza al buio si illuminava. Che soddisfazione!
Credevamo di avere compiuto un atto eroico. Al risveglio però i barattoli erano vuoti, proprio vuoti no, dentro c' era una letterina che ci informava del dovere delle luccioline di illuminare le messi per fare migliore il pane e del diritto alla loro libertà! Noi abbiamo creduto veramente che la storia fosse stata scritta dagli animaletti........! Non ho più catturato bestioline di nessun genere, e la lezione mi ha portato al massimo rispetto per tutte le forme di vita che Dio ha creato!!!!!!!


A fine del mese si affaccia la vera estate, torrida. Ma giugno ci regala ancora emozioni: il pane è raccolto, e in mezzo alle stoppie  ci sono rimasti dei fiorellini blu che vivono in una aridità estrema!  La cicoria con fiori prepotentemente azzurri costeggia i viottoli di campagna! i tigli dopo avere inondato di soave profumo l' aria comincia a far crescere i frutti! la luce del sole è al massimo e indora tutto! le cicale friniscono incessantemente! ma chi ha pensato di screditare queste creature comparandole alle formiche?  
La stagione è cresciuta è matura!
Ora si aspetta luglio che sarà l' esplosione dell' estate e ci stancherà con il sol leone prima delle vacanze.......





sabato 22 maggio 2010

La Gina

                                                                                                                                           


10 maggio 2010




Sono appena tornata da S. Agata e ho appreso che la Gina Marani, la mia vicina di casa non c' è più!
Mi è dispiaciuto molto.


L' avevo vista alcuni anni fa, non molti e come sempre stava lavorando all' uncinetto senza occhiali. Sempre vispa, attenta, mentre sferruzzava chiaccherava senza quasi guardare il lavoro. 
A veglia, in casa sua andavano tante persone, le accoglieva tutte. Così la sera, particolarmente in inverno, tante signore, tra una chiacchera e l' altra sferruzzavano i loro lavori.


Ricordo una donna possente, forte, penso non avesse paura di nulla. Il marito Mario invece era più minuto ed era famoso per un suo intercalare: "bestia del dievle e tera di poll". Questa frase era famosa e spesso mia mamma lo chiamava proprio "bestia del dievle". Mario segava la legna nella stalla, vicino alla botte del vino. Quando tornava a casa diceva con mia mamma: "ho fat na buta e na sgeta adesa a stag mej". Mi piaceva era simpatico.


Erano venuti ad abitare in via Benucci da S. Donato. Una famiglia numerosa, sette figli. 
Grandi lavoratori entrambi. Avevano un appezzamento di terra alla Ripa, sotto la rupe del cimitero, dove coltivavano di tutto: cereali, ortaggi, frutta. Nei giorni estivi alle due del pomeriggio, sotto il sole bollente, si incamminavano verso il campo, lontano da casa. Percorrevano uno stradello campestre accidentato e tornavano all' ora di cena. Quanta fatica, quanto sudore! Li vedevo tornare all' imbrunire stanchi ma non arrabbiati. E dopo mangiato trovavano anche la forza di dire il rosario!


La Gina ha sempre lavorato a maglia! Credo che se si potessero mettere in fila tutte le maglie che ha fatto si potrebbe fare uno sciarpone lungo lungo per avvolgere la terra all' equatore! Faceva anche bellissimi pizzi. Per tutti i suoi figli ha confezionato  coperte con l' uncinetto, sette coperte che con pazienza ha donato ai  figli che adorava.


Quando è nata mia figlia Elena,  mentre aspettavo di andare in clinica, venne da me. Mi lamentavo molto, il dolore era grosso, mi disse: "stai per essere mamma avrai ancora più dolore fatti forza"! Aveva ragione sia nell' immediato che nel futuro: avere figli è una grande gioia, la più grande, ma è intrisa di dolore, ansia, preoccupazione per sempre!


E' stata una cara persona, buona vicina. La ringrazio perchè ha aiutato molto mia mamma all' inizio della sua malattia quando io non riuscivo a portarla con me. 
Grazie Gina e Mario di avere percorso un pò di vita anche con me. Vi ricorderò sempre con tanto affetto!




NB:
Non avendo al momento un ritratto della Gina ho messo l' immagine della via Benucci dove abbiamo vissuto.

martedì 4 maggio 2010

Fedora

Fedora e Adriana




Sono orgogliosa di essere la nipote della Fedora! Era una persona dolcissima, intelligente e simpatica.


Da giovane era molto bella, ed aveva anche dei corteggiatori. Purtroppo al culmine della gioventù si è ammalata di tubercolosi ossea in seguito alla quale ha trascorso vent' anni in sanatorio, al Forlanini di Roma!
Quando è tornata a casa era guarita dall' infezione tubercolare ma i segni della sofferenza erano marcati sul corpo e anche nell' animo.
La crudeltà con cui la malattia ha infierito su di lei è stata violenta, senza nemmeno darle il tempo di mostrare il fiore dei suoi vent' anni, le ha portato via l' avvenenza e la freschezza del suo fisico. Forse era per questo che si vestiva stranamente, con tre o quattro  sottane di lunghezze diverse, sempre con le ciabatte,  i capelli grigi che non stavano mai raccolti e la borsetta piena di cose sempre con se.
Le ferite dell' animo sicuramente c' erano, ma lei non era solita mostrarle a nessuno nemmeno a me. Anzi aveva sempre un piglio di ironia che la rendeva unica e simpatica.


Quando la sorella Adriana, morta tanti anni fa giovane, mamma di Franco Vicini,  lei  per Franco è diventata la  nuova mamma. Era rimasto orfano del padre quando aveva solo sei anni, quindi è stato giusto che la Dora si prendesse cura di lui. 


Da bambina mi raccontava le favole che non erano le storie dei fratelli Grimm o Perrault. Le sue fiabe erano originali come lei, nessuno le conosceva. Una fiaba raccontava la storia di una bambina che voleva una bambola bellissima, però non poteva comprarla perchè era povera. La mamma con fatica acquistò una bambola molto meno bella, ma era quanto poteva fare. La bimba la rifiutò e la ruppe con rabbia. Per questo fu punita con un incantesimo. Solo quando tornò a raccogliere i pezzi della bambola venne liberata e dopo avere ringraziato la mamma per quel regalo le venne data la possibilità di avere anche quella che desiderava. E' vero dobbiamo sempre apprezzare ciò che abbiamo per aspirare ad avere di più, la Fedora me lo ha insegnato:


Amava leggere; leggeva autori come Tolstoj, Hugo, Manzoni ecc....! Così col suo esempio  io stessa ho goduto di  queste letture. Le piaceva la lirica, conosceva molte opere; una tradizione di famiglia era così mio babbo, il nonno Vincenzone, Giannetto, e la Viviana. Ascoltava volentieri Pavarotti.


Dopo la malattia è stata a Roma dove faceva la dama di compagnia a famiglie importanti come gli Escobedo. 
Mi raccontava che aveva lavorato presso una famiglia di origine finlandese. La signora, a detta della Fedora, metteva i figlioletti a dormire fuori dentro un sacco a pelo nelle notti invernali. Pare dovessero abituarsi a tutte le temperature! Io non volevo crederci e pensavo che quei genitori dovessero essere sicuramente suonati!!!!


Le volevo molto bene, era dolce con me.


Faceva dei centri bellissimi, con i ferri e il filo fino. Veri capolavori nonostante un tremore continuo le rendesse le mani insicure. Ci scherzava sul suo tremore e diceva: "quando bevo la metà va fuori". Ma non si lamentava. Altri al posto suo si sarebbero fatti compiangere, ma la Fedora no, era dignitosa!


A Casalecchio, dove vivevo, nel '90 cadde un aereo militare su una scuola. E' stata una tragedia tremenda. Morirono 16 ragazzi, una classe intera. Successivamente, quando andai a trovarla volle sapere dei particolari, ma all' ascolto del mio racconto cominciò a piangere, non riteneva giusto che dei ragazzi giovani fossero morti mentre lei già anziana era ancora viva!


Cara zia Fedora! com' eri sensibile alla gioventù. Forse eri così perchè  non hai goduto i tuoi vent' anni, ti sono stati rubati! 
                          sei grande!

giovedì 29 aprile 2010

LA LEGGE DI ATTRAZIONE E I DETTI POPOLARI

-Aiutati che il ciel ti aiuta.
Proverbio polare noto in tutta la Penisola. Nulla di più vero, se ci diamo da fare, per realizzare i nostri desideri, crediamo in questi tutto sarà facile per la loro realizzazione. Si deve credere fermamente per avere l' oggetto del desiderio.

giovedì 22 aprile 2010

una piccola decisione (per partecipare al concorso dci Piernicola)

Avevo 26 anni nel 1972. Già sposata con due bellissime bambine. 
Purtroppo avevo pochi soldini, un solo stipendio, l' affitto da pagare, e tante spese da sostenere.
Cercavo lavoro. Andavo a presentare domande un pò dappertutto, ma quando vedevamo le mie figlie, che erano sempre con me, il rifiuto era immediato.
Avevo proprio bisogno di lavorare ed ero veramente disperata, non sapevo come fare.
La mia vicina di casa, una signora di 55 anni, mi diceva sempre: "porti la sua domanda in comune, vedrà che la prendono lei è istruita!" 
Figuriamoci, pensavo, in comune prendono proprio me! 
Una mattina però mi alzai preparai le bimbe e via a piedi verso il municipio a presentare domande per varie mansioni compresa la bidella. Alla presentazione delle mie domande mi fecero vedere quante prima di me attendevano risposta, ma l' assessore preposto mi propose di partecipare ad un concorso per vigile urbano. 
All' epoca le donne vigile ancora non esistevano era una novità. Ma la mia curiosità, l' ottimismo che mi segue sempre, l' andare fuori dagli schemi cosa che faccio spesso, mi fecero iscrivere al bando. 
Bene, ora si doveva studiare. 
La sfortuna era ancora in agguato: la mia bimba maggiore si ammalò e dovette stare in ospedale parecchio tempo. Non avevo voglia di studiare, i pensieri andavano altrove. Riuscii a fare una preparazione non molto approfondita, forse scarsa. 
Venni convocata agli esami che consistevano in un tema sulla pubblica amministrazione e un problema di geometria piana con equazione di primo grado. Le equazioni non le ho mai capite anche perchè per me la matematica è un opinione. 
Questo fatto avrebbe dovuto essere un deterrente, ma, non so perchè, mi presentai. La sala del comune era piena di ragazzi. Stavo per intimorirmi, ma un pò per faccia tosta, un pò perchè uno di questi ragazzi simpaticamente mi chiamò a sedermi accanto a lui, mi feci avanti. 
Il tema lo svolsi bene.Il  problema  mi angustiava, ma ricordo benissimo di avere scrollato le spalle e dire: "andiamo, chi non risica non rosica". 
Ho risolto il problema con la "divina provvidenza", ed ho avuto l' idoneità a fare il vigile.
Non avevo fatto parola con nessuno di questa mia decisione tranne la mia vicinia  che faceva il tifo per me. 
Mesi dopo fui convocata per essere assunta. 
Quando ho raccontato in casa, ai conoscenti, agli amici la mia decisione, erano tutti contro, anzi per il mio bene mi consigliavano di non fare una cosa del genere, come fosse uno scandalo. Mia madre mi ha inplorato piangendo di desistere. 
Ho tenuto botta e me ne sono fregata dei pareri negativi. Così sono stata una delle prime vigilesse in Italia e la mia vita è cambiata sotto tutti i punti di vista.
Per 35 anni ho lavorato in questo settore, con gioia e soddisfazione. Ho visto da vicino la vita movimentata di una città piena di traffico e di gente. Ero anche una bella vigilessa: alta, snella, bionda, occhi chiari, e sempre il sorriso sulle labbra.
Se quel mattino non fossi uscita con decisione ora non potrei godermi la mia pensione e fare ciò che voglio!


Questo post è stato scritto per paretecipare al concorso di Piernicola De Maria "una piccola decisione"

giovedì 15 aprile 2010

La Viviana





Evviva la Viviana! Chi non la conosce? Nessuno. E' un personaggio strepitoso, sempre vispa e in movimento!
La Viviana custodisce un segreto, un grande segreto che, suppongo non verrà mai svelato: "la sua età"! Non mai stato possibile sapere quanti avesse, anche un calcolo approssimativo non porta a niente! Comunque Ciò che stupisce è la sua vitalità. I capelli  sempre perfetti, l' eleganza è un suo pallino, le cose sbarlucicanti la sua passione. Non sappiamo la sua età, ma con l' essenza che sprigiona fa calcolare possa avere circa 30 anni!
Dovete sapere che al mattino va da Perlini a bere un caffè e fare due chiacchere, poi prepara il pranzo per Gaetano, si riposa un pò e ricomincia,  va a trovare le amiche,  torna la bar a fare due chiacchere, e se per caso no esce  ascolta  musica, guarda la tv e partecipa attivamente a tutto.
Il lunedì è solita andare al mercato a Novafeltria a comprare abiti, e fare un giro fuori dalla routine, tutte le settimane dalla parrucchiera e se ci sono manifestazioni o spettacoli arriva in prima fila.
Anni or sono, era famosa per il suo seno. Pare avesse un petto da proverbio, forse esagerato per la sua figura. Dicevano che ad una curva prima arrivava il seno  poi, dopo un pò la Vivì.
In testa, nei momenti di relax, portava sempre i becchi d' oca (strumenti da parrucchiera), pinze per le ondulazioni tanto che un mio parente di Roma la chiamava testa ferrata!
Veniva spesso in casa mia, a chiaccherare con i miei genitori, specialmente dopo pranzo e con mia mamma faceva finta di avere dei segreti tanti da incuriosire mio babbo ficcanaso come una puzzola.


Le piacciono i gatti. Uno dei suoi mici si chiamava Pallottino (diminutivo Tin). A causa di Tin fece lite furibonda con mia mamma. Quest' ultima aveva spostato il gatto da una sedia prendendolo per il coppetto e messo in terra, forse anche buttato a terra, apriti cielo! Sono state immusonite per qualche giorno. Pallottino non si doveva toccare!


Suo babbo era il grande Giannetto! Litigavano spesso ma si volevano un gran bene.


Ha un carattere un pò suscettibile ma poi si fa perdonare per generosità e affetto. Un suo grande pregio è quello di non fare pettegolezzi: non parla dietro a nessuno! E' difficile trovare persone così!  
Vivì sei grande

lunedì 12 aprile 2010

la neve del '62



Nel '62 stavo con mia nonna Santina perchè mio babbo era in ospedale ad Ancona.
L' autunno era stato bellissimo soleggiato, nitido, caldo. I colori rossi, poi gialli delle foglie davano allegria e stentavano a cadere dai rami. Si andava in giro con il cappotto slacciato, non era freddo. 


Ma una notte sentimmo dei tuoni forti, prepotenti, che ci hanno svegliato. Mia nonna mi chiamò per andare a raccogliere le lenzuola stese, prima che venisse a piovere. Ci coprimmo e con le ciabatte uscimmo fuori ma la sorpresa di vedere che era già caduta  la neve con abbondanza, ci fece sbalordire. 
Improvvisamente, dopo tanto sereno era arrivato l' "inverno". Silenziosamente i fiocchi erano caduti  copiosi, poi i tuoni roboanti avevano scosso il sonno dei Santagatesi di notte all' improvviso.
Era il 19 dicembre, due giorni prima del solstizio d' inverno e l' inverno non lo aveva mangiato il lupo!
Iniziò così a nevicare quella notte e durò ininterrottamente fino al 28 febbraio. 
Ricordo bene il fenomeno unico per la sua durata. 
Gli spazzaneve passavano in continuazione per non farci restare isolati. Di notte li sentivamo salire per la strada verso Novafeltria, facevano un rumore ovattato, cupo ma a me dava sicurezza.
In piazza era stata fatta la rotta intorno ad un gran cumulo bianco. Piano piano la montagna di neve aumentava e gli stradelli della rotta diventavano sempre più stretti. Lungo le vie si camminava ad uno a uno, e sugli  stradellini gelati si spargeva la cenere delle stufe per non scivolare. 
Il cielo sempre grigio  pareva  avesse una scorta infinita di battufoli bianchi  da versare.
Con i miei amici stavamo spesso sotto le logge, unico posto pulito. Giocavamo, scherzavamo, e il freddo ci arrossava il naso e le guance.  
Non sapevo ancora che mio babbo era molto grave! La notizia mi arrivò con il disgelo quasi che lo sciogliersi del ghiaccio e la ricomparsa della nuda terra mi avesse riportato alla realtà dura e inaccettabile.
Mio babbo morì alcuni mesi dopo, mi lasciò con un dolore nero come la terra che si era  liberata dalla sua coltre che la proteggeva durante tutta la lunga nevicata del '62!

mercoledì 7 aprile 2010

la corriera di Sarsina





A S. Agata non c' erano, quando ero una ragazzina, le scuole medie. Per proseguire gli studi si andava in corriera a Sarsina o Novafeltria. Io andai a Sarsina.
Il mezzo di trasporto era una piccola corrierina di 22 posti, proprio piccola. Il conducente era Piccini lo suocero di Fiorella.
Eravamo una quindicina di ragazzini:  Lidia Sampaoli, Romano Camporesi, Oretta Forlani, Paola Vicini, Succi il fratello della Donatella, Beppe Para, Franco Docci, i fratelli Masini Tito e Angelo......
Con noi c' era anche la prof. Maffei.
Quanto freddo in inverno! Salivamo sul pullman verso le sette e mezzo. Piccini cominciava a scaldare il mezzo molto prima ma il gelo stava attaccato anche all' interno dei finestrini. Con le mie amiche Lidia e Oretta soffiavamo sui vetri e con  il calore dell' alito formavamo dei disegni sul vetro erano cuori nomi e il freddo spariva.
Una volta ricordo, nevicava molto forte. Stavamo tornando a casa. Noi tre amiche abbiamo cominciato a cantare: "arriva l' estate che caldo infernale......" ripetevamo lo stesso ritornello  quando la Maffei si alzò furiosa urlando "basta! siete maleducate! vi metterò una nota sui registri di classe!" Era tanto arrabbiata che in piedi tra i sedili sbavava dalla bocca, la faccia era diventata paonazza e il cappellino si era spostato sul lato della testa! Certo che con la neve che cadeva copiosa, nel cuore dell' inverno cantare arriva l' estate!!!!!!!! Dovevamo essere veramente fastidiose!
Il gioco preferito era quello di stare in equilibrio mentre la corriera andava. Non era facile, ma l' allenamento ci aveva fortificati. Uno di noi, niente nomi, non era solito partecipare al gioco, ma un giorno ci provò. Cadde subito con la testa nel buco degli scalini di discesa. Tirarlo su è stata un' impresa la corriera si è dovuta fermare! A me dispiacque molto, ma senza allenamento!!!!!
A volte viaggiava anche padre Leone un cappuccino da cerca. Arrivava a Sarsina poi andava alla "cerca" per il convento. Ci raccontava un sacco di storie sui missionari in Africa. Storie che ci affascinavano molto, ma a pensarci erano solo frutto di fantasia. Una fantasia molto colorita. Portava con se un cestello di vimini che teneva sotto il mantello, aveva una barbetta che grattava sempre, la tonaca logora, ma non finiva mai di raccontare. A tutti dava un sopranome. Io ero "Aurora". Diceva che voleva scrivere una commedia. I protagonisti dovevamo essere io e Angelo Masini. La trama  era avvincente, ma è rimasta nei ricordi della corrierina.
Si vedevamo passare tre stagioni nel periodo della scuola: L' autunno dorato dalle foglie che cambiavano colore, l' inverno rigido duro spoglio, poi la primavera, l' esplosione della vita. L' inverno gelava tutto,  ora vedo davanti ai miei occhi una cascatella gelata, sotto la Bugaccia, una scultura!!!!! Guardavo sempre quello scorcio magnifico. Ma in primavera tutto si svegliava i fiori riempivano i prati, il sole illuminava tutto e noi avevamo ancora più voglia di giocare.
Per tre anni, avanti e indietro, mi sono divertita molto con i miei amici, non sentivamo il freddo o la fatica del viaggio, forse ci interessava un pò meno la scuola.


Ho sentito della persone, dove abito ora, che si lamentavano perchè dovevano prendere l' autobus per andare a scuola. L' autobus corre in città, sulla strada asfaltata, non deve affrontare curve di montagna e sicuramente non c' è il freddo della nostra corrierina.
La strada di Sarsina all' epoca non era asfaltata, tante curve e molto più lunga di un tragitto urbano!











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Sabato 27 e domenica 28 marzo 2010, ho partecipato a Roma all' incontro sulla "Legge di Attrazione".
E' stato molto interessante non credevo di entusiarmarmi tanto! Sto ancora metabolizzando ciò che ho imparato, e spero di finire presto tale incubazione.
La Legge di Attrazione è un principio fondamentale della vita di tutti, è studiata da oltre cento anni, ma esiste da sempre, è nata con l' universo.
In passato avevo sentito parlare spesso della "fisica quantistica", gran parolone, ma è un tutt' uno con la Legge di Attrazione e il PNL (programmazione neuro linguistica).
Lo studio di tale disciplina interessa le emozioni che tramite il nostro cervello si propagano nel cosmo. Da qui ne deriva la capacità, prima collettiva, poi individuale di unirsi al cosmo per l' attuazione delle cose e degli avvenimenti, attraverso le richieste. Non sto farneticando, assolutamente no! è una verità inconfutabile che ci hanno tenuto nascosta sempre o almeno da quando chi aveva il potere se lo voleva tenere.
Perchè non ci è mai stato detto e insegnato la Legge di Attrazione? Perchè è un principio fisico molto potente che ci può cambiare la vita è può migliorare il mondo. Ricordo che alcuni giorni dopo gli avvenimenti dell' undici settembre c' è stata eco, subito spenta, sul fatto che l' onda emozionale suscitata nel mondo per la strage aveva modificato il campo magnetico terrestre. All' epoca sapevo poco sull' argomento, ma ricordo benissimo il fatto. Tutta o quasi l' umanità con l' indignazione e lo sgomento  ha lanciato nel cosmo un pensiero di dolore talmente forte da essere percepito da rilevatori di magnetismo.
Quando preghiamo nei luoghi di culto di qualsiasi religione, preghiamo per il bene comune, e chiediamo al supremo di aiutarci, ecco stiamo usando la Legge di Attrazione e inviamo nel cosmo le nostre richieste. Siamo soliti dire: "prego il signore che mi aiuti per fare una certa cosa" anche qui stiamo usando la Legge. Le nostre richieste vengono captate dal cosmo e se sono pure, decise, positive vengono captate. Vengono captate anche le vibrazioni negative, purtroppo e anche queste si riflettono.
A termini semplici ma con fatica ho espresso dei piccoli concetti sulla Legge.
Per chi non conosce nulla spero di essere stata abbastanza chiara, ma non è facile.


Il tutorial è stato Daniele Penna, persona squisita. Per due giorni ha parlato dalle 10 del mattino fino alle 7 di sera, si è fatto pagare quasi nulla. Eravamo circa 100 persone.
Ho potuto fare un piccolo passo verso un maggiore consapevolezza e la maggiore conoscenza del TUTTO.
Non dico stranezze.

martedì 23 febbraio 2010

La via Benucci

via Benucci



La via Benucci, detta anche via dl' uspedel, è il luogo che mi ha visto crescere.
Era una strada un pò speciale,  piena di vita con tanti bambini che giocavano fuori sempre, estate ed inverno.
I miei ricordi in proposito sono tanti,  legati soprattutto alle persone che animavano il palcoscenico della stada.


Eravamo tanti bambini, in via Benucci! Un' estate siamo arrivati ad essere in 35!
C' ero io, la Rita Sampaoli, La Rosaria di Banchetto e i suoi fratelli, la Wally e Luciano, la Giannina, la Gigliola, Elena e Maria Balchesini (Elena cuoca dei tre castagni), le sorelle Marani, Maria e Anna coi fratelli, Aurea col suo magico giardino e altri ancora che al momento non ricordo. In estate  arrivavano da fuori come i fratelli Guidi, ma di origine Santagatese. Di loro ricordo bene Giuseppe, sempre sporco di motori perchè stava a bottega da mio babbo meccanico. Giuseppe ho avuto modo di rivederlo varie volte a Bologna.

Facevamo tanti giochi: palla, corda, cu (nascondino),fabbricavamo giocattoli con i sambuchi si spaccava un bastoncino a metà si svuotava della polpa e veniva una barchetta, col fango, con le foglie di pannocchia e tanto ancora. Quando c' era qualche mucchio di sabbia era una lott fra maschi e femmine. I maschi facevano le piste per giocare coi tappi delle bibite, fingendo che fossero automobiline, ma noi, le femmine, guastavamo tutto. Come doventavano cattivi!!!!!
Il gioco della palla era una vera gara. Si giocava cerinoceronte, una filastrocca per far rimbalzare la palla contro il muro,  con giri e piccole acrobazie. Eravamo bravissime noi femmine!!!  Il salto della corda era un' altra abilità in cui eravamo maestre. Però giocare con le bambole è sempre stato il divertimeto preferito. Avevo diverse bambole, altri giochi non mi piacevano, ma fantasticare con le bambole per me era il massimo.
Una grossa attrazione era lo scalino dellla Teresa Borghesi, grande juventina. Il suo scalino, ampio, comodo, era l' ideale per giocare a sassi (cinque sasseti da lanciare uno alla volta e raccogliere quelli a terra). L' ora preferita erano le due del pomeriggio quando la Teresa andava a fare il pisolo. Giocare sotto la finestra per lei era davvero urtante!!! Allora veniva sul balcone con un vaso da pipì pieno d' acqua  la spruzzava sotto, noi pensavamo fosse........

Nelle sere estive, col cielo stellato, via Benucci era magica!
Nella bottega mio babbo  saldava e la luce blu illuminava la starda per pochi attimi ma era sufficiente per avvertire una magia di luce.
Le donne stavano sedute fuori a chiaccherare, i bambini giocavano a "cu" con grida schiamazzi corse, gioia.
Gasperoni affilava la falce fienaia seduto sulla strada e il ticchettio dei sui strumenti dava il ritmo.
Banchetto faceva la mungitura della sera, il latte appena munto era pronto da portare nelle case il mattino dopo.
Col grano maturo arrivavano le lucciole e si accendeva un nuovo incanto. In fondo alla via, dove iniziavano i campi, il brulichio di piccole luci intermittenti diventava uno spettacolo meraviglioso!
Le stelle erano scintillanti, non c' era foschia o smog! Si vedeva la Stella Polare guardando verso San Giovanni a Nord, la via Lattea, le altre stelle vivide sembravano voler cadere su di noi, così come un dono di Dio!
Quanta emozione sento ancora!

D' inverno arrivava la neve! Che gioia!
Non avevamo slittini, bob, sci, per scivolare usavamo cartoni che però si consumavano in fretta. Non usava nemmeno avere dei calzoncini o calzamaglie, quindi quante graffiature sulle cosce!
Si faceva la rotta a mano coi badili, poi si spargeva la cenere della stufa per non scivolare. Le rotte erano strette, ma che gusto camminare sulla neve!!!
Dai cumuli di neve facevamo le grotte scavando coi badili, ma il giorno dopo diventavano pericolose. Quando nevicava era bello girare per le strade incantate, silenziose, ovattate, fatate! Ci si bagnavano le scarpe poi per asciugarle le infilavamo nel forno della stufa. Mi è ance capitato di rinsecchirle!
La notte muggiva il vento, io a letto, la luce sul comodino e un giornaletto da leggere, mi facevano assaporare il calduccio delle coperte calde.  Stavo bene, protetta dalla mia famiglia!

Alla primavera arrivavano le rondini. portavano allegria coi loro gridi. Volavano alte e da via Benucci le vedevamo volteggiare intorno alla rocca, tutto il giorno.
Andavamo a raccogliere le violette al "mungello", un boschetto bellissimo, circoscritto ma pieno di meraviglie. Ci crescevano anche alcuni tipi di orchidee "la scarpetta di venere", primule, mammole, giunchiglie! Il profumo delle giunchiglie è quanto di meglio ci possa essere, è un fiore unico nella sua bellezza, portatore di novità, rinascita. Amo le giunchiglie!
L' arrivo della primavera era annunciato dalla fioritura del mandorlo della Palottina. Dalla mia finestra si vedeva bene e appena fioriva mia mamma mi chiamava con stupore: "E' fiorito il mandorlo, vieni a vedere!!!" Si vedeva una nuvola bianca in mezzo alla campagna ancora brulla ma già palpitante di vita.
Di sera sentivo anche le raganelle dai borri. Il loro gracidio era allegro, piacevole. Nel buio della sera non ti sentivi solo.

Non si deve vivere di ricordi, anzi lo sguardo deve andare avanti. Ma come è piacevole ripensare alla via Benucci, unica e meravigiosa.

lunedì 15 febbraio 2010

personaggi i miei genitori


*

Quante cose mi hanno lasciato i miei genitori Anita e Miro!!!
Sopratutto l' onestà di cui sono molto fiera.
Non mi hanno insegnato ad avere pregiudizi verso gli altri anzi, mi hanno fatto  capire chi era divero da me o da noi.
Loro avevano un buon matrimonio, con tanta complicità.

La Bottega di mio babbo,posta in fondo alla via Benucci ( la via dluspidel), negli anni cunquanta e primi sessanta, era un fulcro per il paese. Veniva tanta gente nell' officina meccanica sia per aggiustare i veicoli che per gingillare in giro e poi raccontare barzellette. Erano forti a raccontare barzellette i miei genitori, tenevano banco  con tanta gente attorno. Nei pomeriggi estivi  giù nella bottega si svolgeva un salotto popolare inneggiante alle risate. Anche in casa venivano tante persone; qui si parlava di altre cose ma le barzellette c' erano sempre. A mio babbo piaceva narrare avvenimenti di paura com fantasmi, cani con occhi rossi e lingua di fuoco, strani individui avvolti da pastrani che vagavano nelle strade di notte. A tali racconti spesso erano presenti i ragazzi della bottega e anche mio zio Livio che voleva bene a Miro. Però costoro erano impressionabili, specialmente Livio che dopo andava dalla morosa che stava a Capannello e, per la paura, faceva tutto di corsa; era giovane e forte, ma correre così!!!

Mi ricordo i tempi di Bartali e Coppi. Noi avevamo la radio e nel periodo del giro d' Italia la casa si riempiva di gente che si sedeva anche sugli scalini che portavano in soffitta. Poi i dabattiti per i due grandi: chi era per Coppi chi per Bartali ma le discussioni erano accese ma rispettose.

Mio babbo aveva la peculiarità di raccogliere gente ubriaca. Non scherzo quando andava a chiudere la bottega spesso vedeva qualcuno barcollante che tentava di andare verso Sa Donato o Maiano, non c' erano mezzi si andava un pò a piedi e un pò camminando, lo portava a casa e cercava di fargli passare la sbornia. Una volta trovò uno caduto su un mucchio di neve a bocca in giù, aveva perso conoscenza, ma Miro lo raccolse lo portò a casa, lo scaldò e lo rimise in piedi per tornare a casa. Gli fu molto grato veramente, purtroppo non so chi sia!
Un' altra volta al lunedi di Pasqua, c' era un tal Remigio, che, ragazzo giovane, aveva bevuto assai. Lo portarono in casa e Remigio nei fumi dell' alcool raccontava le storie della sua morosa cantando a squarciagola. Lo ricordo bene era una comica. Non descrivo cosa è successo nel tentativo di farlo tornare sobrio la casa era un lago di vari liquidi!!!!!!

Il punto di svago, per Miro, era la bottega di Manzi Domenico, Padre della Giovanna. la bottega era un emporio (empirico): c' era l' osteria, i generi alimentari, la verdura e la televisione. Il negozio era sempre un via vai di gente. Qui alla sera giocavano a briscola e mio babbo era bravo e vinceva spesso. Poichè non era un bevitore, con la posta vinta comprava una saponetta oppure il borotalco. Manzi con una cartolina mandata a mia mamma, le disse che quanto prima sarebbe arrivato un camion di talco, così per fare prima anzichè un abusta alla volta. Era una presa alla fortuna o bravitù del mio Mirone.

Miro era molto intelligente e curioso, autodidatta, leggeva sempre di tutto, poteva discutere su qualsiasi argomento, ne sapeva tanta, per fortuna mi ha lasciato la sua curiosità e la voglia di sapere.

Quando andò militare, da richiamato, lo mandarono a Udine assieme a Masini, il padre del dottor Masini. Erano già amici ma nell' occasione lo divennero ancora di più. Il Sig. Masini mi ha raccontato che un giorno i mezzi dell' esercito non partivano, non si mettevano in moto. L' Ufficiale era costernato, ma Masini gli propose di rivolgersi a Vicini Wladimiro, e così fu fatto. Mio babbo fece tappare con degli stracci il tubo di scappamento, poi ordinò di dare gas! Uscì un fumone nero, fitto e puzzolente, ma i camion si misero in moto. In merito a ciò il Colonnello prese in considerazione Miro e il suo amico Masini.



Quando ero piccola, i momenti più belli passati con Loro erano le sere d' inverno, quando fuori era freddo o nevicava oppure soffiava forte il vento. Noi dopo cena, con la compagnia dell' Ida Paci, stavamo tranquilli in casa mio babbo vicino alla stufa. mia mamma alla macchina da cucire e la Ida seduta li vicino. Allora io chiedevo se mi raccontavano le "storie dei tempi antichi". Che bello!!! Cominciava così la cronaca dei tempi di guerra, quando c' erano i tedeschi e le paure che facevano prendere. Poi c' erano gli Inglesi e le truppe di colore con il turbante! Attorno a loro si accendevano storie liete  ma anche drammatiche. Durante la guerra c' era miseria ma spesso mi veniva detto che le persone erano molto solidali e vicine, si aiutavano come potevano anche con quattro risate. 
Che dolci ricordi! Quanta nostalgia!
Purtroppo non ci sono più da tempo. Ma il ricordo che hanno lasciato è buono bello, per me gratificante!!!
Babbone ho voglia di vederti! stammi vicino! Prega per me!
La tua Lucia

* le foto sono della bottega e dalla via Benucci