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venerdì 28 maggio 2010

L' aria di giugno







Fermarsi ad annusare l' aria di giugno riempie il cuore, l' anima, la mente, tutto! 
Il sole è alto nel cielo e i giorni sono lunghi. La natura si è svegliata  e comincia già a dare i primi frutti. Non è ancora matura ma è già grande! Nei prati il fieno è pronto per essere tagliato e manda i suoi profumi. Quando sarà falciato,  gli aromi saranno intensi. L' odore del fieno appaga e ci dona tutta la sensualità possibile. 
Le nubi raramente offuscano il cielo che è di un azzurro uniforme! 
Di notte i grilli concertano i loro cri cri con allegria. 
Le lucciole fanno chiaro al grano (così si dice) che ha appena messo le spighe. 
Le stelle brillano lontane vivide. 
Grazie buon Dio per averci dato tanta bellezza.


In via Benucci, nel mese di giugno, c' erano dei rituali taciti: dopo pranzo: dalle 13  in poi ci si raccoglieva in fondo alla strada, sotto "l' albero". 
L' albero era vicino alla bottega di mio babbo all' inizio dello stradellino che porta alla casina di Goretti. Non ho mai saputo di che specie fosse, non ne ho mai visti di simili. La sua ampia chioma ombreggiava lo spazio sottostante dando un pò di fresco. Dalla parte opposta invece le marughe (pseudo acacie) mandavano un profumo dolce buono!  
Si cominciava così a radunare gente, la Gina, le Teresa, la Ida "Dorazzi", mia mamma, le ragazzine dell' epoca,  anche Giulianelli, che si trovava a passare, faceva combriccola. Non c' erano le sedie, ci si sedeva in terra. Poi cominciavano le chiacchere. Gli argomenti erano svariati ma tutti con un tratto lento, pacato, quasi sognante. L' aria di giugno, dopo mangiato portava tranquillità. Un momento di riflessione per proseguire la giornata. Che  sogno! Mi piacevano molto quegli attimi dolci, con tante persone assieme che parlavano, scherzavano e vivevano Giugno.


Anche la piazza cambiava i colori, specialmente verso sera dopo il tramonto. Si vedevano sfumature rosate in cielo, l' ultimo saluto del sole. In Chiesa si pregava il Sacro Cuore, poi via alla sera gioiosa quando già era buio. E si iniziava a fare baccano noi ragazzi giovani, con scherzi, canzoni e cretinate. In giugno era facile innamorarsi! A me è successo! E' stato bellissimo! 


Il 24 del mese si festeggia San Giovanni. 
Usavamo, la sera de 23, raccogliere corolle di fiori e metterle in una bacinella lasciata fuori tutta la notte. Dentro una caraffa piena di acqua si versava un chiaro d' uovo. Si dice che il Santo, passando, avrebbe dato la Sua benedizione  ai petali, mentre per il chiaro d' uovo si sarebbe trasformato qualcosa di premonitore: un albero, una nave........ Al mattino, alla sveglia, pronti a lavarsi con l' acqua dei petali e poi guardare la forma nella caraffa. Ogni volta una sorpresa e anche se si formava sempre un bastimento, l' immaginazione volava!


Con una mia cugina, venuta dalla città, una sera catturammo tante, tante  lucciole. Le mettemmo dentro dei barattoli di vetro. Erano talmente tante che la stanza al buio si illuminava. Che soddisfazione!
Credevamo di avere compiuto un atto eroico. Al risveglio però i barattoli erano vuoti, proprio vuoti no, dentro c' era una letterina che ci informava del dovere delle luccioline di illuminare le messi per fare migliore il pane e del diritto alla loro libertà! Noi abbiamo creduto veramente che la storia fosse stata scritta dagli animaletti........! Non ho più catturato bestioline di nessun genere, e la lezione mi ha portato al massimo rispetto per tutte le forme di vita che Dio ha creato!!!!!!!


A fine del mese si affaccia la vera estate, torrida. Ma giugno ci regala ancora emozioni: il pane è raccolto, e in mezzo alle stoppie  ci sono rimasti dei fiorellini blu che vivono in una aridità estrema!  La cicoria con fiori prepotentemente azzurri costeggia i viottoli di campagna! i tigli dopo avere inondato di soave profumo l' aria comincia a far crescere i frutti! la luce del sole è al massimo e indora tutto! le cicale friniscono incessantemente! ma chi ha pensato di screditare queste creature comparandole alle formiche?  
La stagione è cresciuta è matura!
Ora si aspetta luglio che sarà l' esplosione dell' estate e ci stancherà con il sol leone prima delle vacanze.......





sabato 22 maggio 2010

La Gina

                                                                                                                                           


10 maggio 2010




Sono appena tornata da S. Agata e ho appreso che la Gina Marani, la mia vicina di casa non c' è più!
Mi è dispiaciuto molto.


L' avevo vista alcuni anni fa, non molti e come sempre stava lavorando all' uncinetto senza occhiali. Sempre vispa, attenta, mentre sferruzzava chiaccherava senza quasi guardare il lavoro. 
A veglia, in casa sua andavano tante persone, le accoglieva tutte. Così la sera, particolarmente in inverno, tante signore, tra una chiacchera e l' altra sferruzzavano i loro lavori.


Ricordo una donna possente, forte, penso non avesse paura di nulla. Il marito Mario invece era più minuto ed era famoso per un suo intercalare: "bestia del dievle e tera di poll". Questa frase era famosa e spesso mia mamma lo chiamava proprio "bestia del dievle". Mario segava la legna nella stalla, vicino alla botte del vino. Quando tornava a casa diceva con mia mamma: "ho fat na buta e na sgeta adesa a stag mej". Mi piaceva era simpatico.


Erano venuti ad abitare in via Benucci da S. Donato. Una famiglia numerosa, sette figli. 
Grandi lavoratori entrambi. Avevano un appezzamento di terra alla Ripa, sotto la rupe del cimitero, dove coltivavano di tutto: cereali, ortaggi, frutta. Nei giorni estivi alle due del pomeriggio, sotto il sole bollente, si incamminavano verso il campo, lontano da casa. Percorrevano uno stradello campestre accidentato e tornavano all' ora di cena. Quanta fatica, quanto sudore! Li vedevo tornare all' imbrunire stanchi ma non arrabbiati. E dopo mangiato trovavano anche la forza di dire il rosario!


La Gina ha sempre lavorato a maglia! Credo che se si potessero mettere in fila tutte le maglie che ha fatto si potrebbe fare uno sciarpone lungo lungo per avvolgere la terra all' equatore! Faceva anche bellissimi pizzi. Per tutti i suoi figli ha confezionato  coperte con l' uncinetto, sette coperte che con pazienza ha donato ai  figli che adorava.


Quando è nata mia figlia Elena,  mentre aspettavo di andare in clinica, venne da me. Mi lamentavo molto, il dolore era grosso, mi disse: "stai per essere mamma avrai ancora più dolore fatti forza"! Aveva ragione sia nell' immediato che nel futuro: avere figli è una grande gioia, la più grande, ma è intrisa di dolore, ansia, preoccupazione per sempre!


E' stata una cara persona, buona vicina. La ringrazio perchè ha aiutato molto mia mamma all' inizio della sua malattia quando io non riuscivo a portarla con me. 
Grazie Gina e Mario di avere percorso un pò di vita anche con me. Vi ricorderò sempre con tanto affetto!




NB:
Non avendo al momento un ritratto della Gina ho messo l' immagine della via Benucci dove abbiamo vissuto.

martedì 4 maggio 2010

Fedora

Fedora e Adriana




Sono orgogliosa di essere la nipote della Fedora! Era una persona dolcissima, intelligente e simpatica.


Da giovane era molto bella, ed aveva anche dei corteggiatori. Purtroppo al culmine della gioventù si è ammalata di tubercolosi ossea in seguito alla quale ha trascorso vent' anni in sanatorio, al Forlanini di Roma!
Quando è tornata a casa era guarita dall' infezione tubercolare ma i segni della sofferenza erano marcati sul corpo e anche nell' animo.
La crudeltà con cui la malattia ha infierito su di lei è stata violenta, senza nemmeno darle il tempo di mostrare il fiore dei suoi vent' anni, le ha portato via l' avvenenza e la freschezza del suo fisico. Forse era per questo che si vestiva stranamente, con tre o quattro  sottane di lunghezze diverse, sempre con le ciabatte,  i capelli grigi che non stavano mai raccolti e la borsetta piena di cose sempre con se.
Le ferite dell' animo sicuramente c' erano, ma lei non era solita mostrarle a nessuno nemmeno a me. Anzi aveva sempre un piglio di ironia che la rendeva unica e simpatica.


Quando la sorella Adriana, morta tanti anni fa giovane, mamma di Franco Vicini,  lei  per Franco è diventata la  nuova mamma. Era rimasto orfano del padre quando aveva solo sei anni, quindi è stato giusto che la Dora si prendesse cura di lui. 


Da bambina mi raccontava le favole che non erano le storie dei fratelli Grimm o Perrault. Le sue fiabe erano originali come lei, nessuno le conosceva. Una fiaba raccontava la storia di una bambina che voleva una bambola bellissima, però non poteva comprarla perchè era povera. La mamma con fatica acquistò una bambola molto meno bella, ma era quanto poteva fare. La bimba la rifiutò e la ruppe con rabbia. Per questo fu punita con un incantesimo. Solo quando tornò a raccogliere i pezzi della bambola venne liberata e dopo avere ringraziato la mamma per quel regalo le venne data la possibilità di avere anche quella che desiderava. E' vero dobbiamo sempre apprezzare ciò che abbiamo per aspirare ad avere di più, la Fedora me lo ha insegnato:


Amava leggere; leggeva autori come Tolstoj, Hugo, Manzoni ecc....! Così col suo esempio  io stessa ho goduto di  queste letture. Le piaceva la lirica, conosceva molte opere; una tradizione di famiglia era così mio babbo, il nonno Vincenzone, Giannetto, e la Viviana. Ascoltava volentieri Pavarotti.


Dopo la malattia è stata a Roma dove faceva la dama di compagnia a famiglie importanti come gli Escobedo. 
Mi raccontava che aveva lavorato presso una famiglia di origine finlandese. La signora, a detta della Fedora, metteva i figlioletti a dormire fuori dentro un sacco a pelo nelle notti invernali. Pare dovessero abituarsi a tutte le temperature! Io non volevo crederci e pensavo che quei genitori dovessero essere sicuramente suonati!!!!


Le volevo molto bene, era dolce con me.


Faceva dei centri bellissimi, con i ferri e il filo fino. Veri capolavori nonostante un tremore continuo le rendesse le mani insicure. Ci scherzava sul suo tremore e diceva: "quando bevo la metà va fuori". Ma non si lamentava. Altri al posto suo si sarebbero fatti compiangere, ma la Fedora no, era dignitosa!


A Casalecchio, dove vivevo, nel '90 cadde un aereo militare su una scuola. E' stata una tragedia tremenda. Morirono 16 ragazzi, una classe intera. Successivamente, quando andai a trovarla volle sapere dei particolari, ma all' ascolto del mio racconto cominciò a piangere, non riteneva giusto che dei ragazzi giovani fossero morti mentre lei già anziana era ancora viva!


Cara zia Fedora! com' eri sensibile alla gioventù. Forse eri così perchè  non hai goduto i tuoi vent' anni, ti sono stati rubati! 
                          sei grande!